MAGISTRATURA E POLITICA

29/01/2025 - Gianni Mereghetti

Carissimo direttore, 
don Luigi Giussani nel 2000 dava questo giudizio su Mani Pulite: «Chi è quell’uomo che non sente la stolidità di frasi come s’udirono nel ‘92 e ancora dopo gridate (o anche scritte su giornali) di taluni gestori di Mani pulite, che si ritenevano tra le persone più perfette della società? È per questo che allora dicemmo che un’azione che per punire colpevoli distrugge un popolo, come coscienza unitaria e come raggiunto benessere, ha almeno nella sua modalità di attuazione qualcosa di ingiusto. I suggeritori di Mani pulite forse potrebbero appartenere a una società di uomini che pretendono fissare loro il sommo bene per la società, identificato normalmente col favore dato a un assetto sociale in cui il bene salvaguardato si identificasse con quello che vogliono essi stessi».
Questo giudizio vale per l'oggi dove di nuovo si usa la giustizia e la magistratura per bloccare l'azione del governo che è stato voluto dal popolo.
Di nuovo una grande ingiustizia viene perpetrata, al posto della dialettica democratica e del dialogo critico-costruttivo si mettono in campo i magistrati, affidando a loro il compito di fermare il governo, di intimidirlo, di riscattarlo. È questo un metodo assurdo che va contro il popolo, un metodo che porta su un crinale pericoloso dove tra potere esecutivo e potere giudiziario non vi è distinzione.
Bisogna ripristinare la giusta differenza tra l'azione di un governo e quella della magistratura, così da restituire al popolo tutti i suoi diritti. E questo indipendentemente dal giudizio sul governo; io non sono meloniano, ma sono democratico e voglio che venga ristabilito il metodo democratico: se non si è d'accordo con ciò che fa il primo ministro è con la dialettica che lo si contrasta, non facendo intervenire la magistratura.

Caro Gianni,
temo di non essere affatto d'accordo (nel mio caso l'espressione calza perfettamente); quanto invece all'azione del Primo Ministro di turno, la dialettica la si metterà in campo sul terreno della dialettica, ma se il terreno è invece quello del Diritto e delle Regole, è doveroso chiederne e salvaguardarne il rispetto formale e Tutto il resto rischia di essere "noia", parole al vento.
M.A.