LE NOSTRE PAROLE

29/01/2025 - Umberto Masperi

Egregio direttore,
se possibile, desidero completare la mia precedente, perché risulti chiara.
L’argomento (che richiederebbe pagine su pagine) riguarda quando si citano le parole  del vangelo. L’esegesi per essere corretta richiede anni di studi per formarsi una mentalità adeguata, così da non strumentalizzare quelle parole.
La mia lettera terminava con: «Chi di voi è senza peccato..».
Giovanni 8,7 scrive: «Gesù si chinò, e si mise a scrivere col dito sulla terra.... , si alzò e disse loro: "Chi di voi...". E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra».
Il chinarsi (katò kùpsas, letteralmente ”in basso si volse”) è la scelta, l'insegnamento che ci dà, della totale, esplicita  umiltà; umiltà = humus, terra); l’alzarsi (ane-kupsen, letteralmente ”in alto si volse”) è il “risorgere facendo trionfare la verità, lo stare diritto di fronte a chi accusa". Il “dito sulla terra” richiama  quel dito di Dio che incide sulla pietra le parole perenni della legge sul Sinai (libro dell’Esodo). Le nostre parole di accusa sono vane, però, quando sono in contrasto con quelle di Dio, (ossia con l’insegnamento di Suo Figlio).
Altrove, quando alcuni giudei che si rivolgono a Gesù lo fanno solo per metterlo alla prova, l’evangelista aggiunge: ”..conoscendo la loro malizia..”. Questa parola noi la possiamo solo sostituire con “ipocrisia” (però senza essere offensiva, ma da prendere alla lettera: ”Upò crino” = separare, giudicare sotto”; il “sotto” è, in termini nostri, l’intenzione, il fine, che solo Dio conosce, perché vede in interiore homine).
Tutti sbagliamo nella vita, talora si tratta di errori anche molto gravi.
Il male va denunciato, colui che lo compie valutato, senza però cadere nell’errore di trasferirlo ad altri. Matteo 7 ( ..."perché col giudizio (krinati) con cui giudicate (krinete) sarete giudicati e con la misura  con la quale misurate sarete misurati"). Quelle le Sue parole, e le nostre?