Caro direttore,
vedendo vagare senza meta ragazzi, al di là delle ore di scuola, nelle città e nei paesi, mi torna alla mente con nostalgia l’oratorio della parrocchia della mia infanzia, nel primo dopoguerra.
Nell’oratorio, come tanti miei amici, abbiamo imparato ad entrare nel mondo del lavoro, della scuola, della società, certamente più provinciale degli attuali tempi, ma pieno di valori, oggi troppo spesso ignorati o rivoltati da ideologia politiche strumentali. La stessa Chiesa ha cambiato molti atteggiamenti da quando c’era Pio XII.
Durante la giornata vedo girovagare ragazzi, soprattutto nel pomeriggio, che non si ritrovano con altri giovani, anche poco più adulti, per organizzare qualche passatempo culturale o gioco collettivo. Ricordo, con nostalgia, partite di pallone che duravano ore, si partiva quattro contro quattro e si finiva dodici contro dodici. Non c’è più l’oratorio che lasciò in molti un segno indelebile (anche se in maturità ognuno di noi ha poi fatto scelte ideologiche e politiche diverse), come il senso del rispetto per le cose giuste, per la religione, la libertà di pensiero e d’espressione. Spesso un genitore diceva al figlio: «Io non vado in chiesa, ma tu vai dal prete, a dottrina, che può servirti nella vita».
Oggi si parla troppo di diritti e poco di doveri, occupando e distruggendo anche le scuole.
Ringrazio per l’ospitalità.
QUANDO SI FREQUENTAVA L'ORATORIO
27/01/2025 - Giuseppe Rischio