Egregio direttore,
ho letto la lettera, pubblicata a tutta pagina a fine dicembre sulla Libertà, a cura del prof Silvano Brugnerotto, che stimo molto e che ringrazio per le osservazioni che ha fatto sulla scuola attuale che io purtroppo conosco poco, essendo in pensione ormai da sei anni.
Ma che tristezza una scuola imprigionata nella burocrazia e vittima di operazioni di potere!
Non posso non dire che quella che racconta il professor Brugnerotto è la negazione di ciò che la caratterizza, ovvero del rapporto educativo.
Che la scuola oggi si sia ridotta così è molto preoccupante, significa che si è persa la sua origine e si è smarrita la sua bellezza.
Quello del professor Brugnerotto è un grido che innanzitutto testimonia come questo docente porti con sé la memoria viva della scuola autentica e come ne faccia esperienza con i suoi ragazzi.
Io penso, perché ho sempre vissuto così, che il suo grido sia un segno di speranza; è da lì che si può ricostruire la scuola vera. Non da un'idea migliore di scuola in forza della quale si combatte l'obbrobrio di oggi, ma da un'esperienza già vissuta di scuola vera, dove ciò che conta non sono i vari progetti innovativi, ma il cuore delle persone, perché nella scuola ciò che tutti cercano è uno sguardo umano.
Questa è per me la scuola, l'incontro tra due sguardi che lancia a scoprire, a conoscere la realtà; tutto il resto è niente, solo peso da cui liberarsi per procedere con leggerezza.
Bisogna ritrovare questa origine, il fascino di rapporti liberi, lo stupore di una creatività sempre più appassionata. E io sono certo che il grido del professor Brugnerotto contribuisca a questo compito. Se egli grida in questo modo, significa che vive già una scuola che si poggia sull'umano. E questo mi dà tanta speranza!
LO SGUARDO UMANO CHE SERVE ALLA SCUOLA
15/01/2025 - Un docente in pensione