Caro direttore,
nei giorni scorsi mia moglie si è presentata all'ospedale di Abbiategrasso con mio figlio autistico, 19 anni, per consegnare un campione da esaminare presso il laboratorio. 
Era presente una volontaria dedicata all'assistenza, alla quale è stata segnalata da mia moglie la condizione di mio figlio ed è stato chiesto come ottenere la priorità riservata ai disabili. 
Subito l'assistente ha detto che per mio figlio non era prevista nessuna priorità. Mia moglie non ha protestato e si è messa pazientemente in attesa. 
Dopo una ventina di minuti e dopo che nel frattempo la stessa assistente aveva concesso prontamente la priorità ad altre persone, tra cui alcune giovani donne in gravidanza ma in piena forma e nei primi mesi di “dolce attesa”, mia moglie si è permessa di affermare che a quel punto la priorità spettava anche a nostro figlio. 
La reazione dell'assistente è stata molto rigida è sprezzante. “Se tutti facessero così!”. “Poteva venire qui mezz'ora prima!”. Mia moglie ha cercato di spiegare la situazione di gravità di mio figlio e la necessità di limitare per lui l'attesa. L'assistente non ha voluto sentire ragioni ed ha continuato ad accusare mia moglie di cercare un privilegio non dovuto e di “fare la furba”. 
Le assicuro che essere genitori di un figlio autistico non è semplice. I problemi sono tanti e spesso la burocrazia peggiora le cose. Essere maltrattati come è successo nell’episodio che ho descritto dalle persone che invece dovrebbero essere al nostro fianco è stato doloroso. 
Non vogliamo ovviamente prendercela con la volontaria; sappiamo quanto sua difficile trovare persone disponibili a offrire il proprio tempo gratuitamente. 
Cogliamo però l’occasione per segnalare due questioni generali. 
A volte è come se la disabilità mentale dei nostri ragazzi non esistesse. Se si vede una carrozzina o una malformazione evidente scatta il riconoscimento della disabilità. I nostri ragazzi a volte invece vengono sottoposti ad una negazione della loro condizione. 
Serve formazione per questo riconoscimento. La volontaria probabilmente non ha avuto alcun problema a riconoscere una gravidanza, ma una sindrome autistica, nonostante le cortesi spiegazioni di mia moglie, era fuori dalle sue categorie di conoscenza o di lettura. Inviteremo chi coordina i volontari ad aiutarli in questo senso. 
Sabato 6 aprile abbiamo festeggiato i 10 anni di Heiros e la giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo. Evidentemente c'è ancora molta strada da fare… 
			  
LA DISABILITÀ MENTALE NON ESISTE...
		    	11/04/2024 - Lettera firmata
		      
		      


