IO, NON MEDICO

06/03/2024 - Umberto Masperi

Egregio direttore,
da giovane studente liceale, dopo la maturità non ebbi alcuna incertezza di dedicarmi agli studi universitari di Flosofia, ma il desiderio di continuare con quelli di Medicina era sempre presente: aiutare il prossimo che combatte la malattia che, in certi casi, porta alla morte.
Salvare vite umane è il principio fondamentale.
Di fronte all’aborto, talora scelta drammatica, il dovere di salvare la “vita umana” sono convinto che permane inviolato. Il concepito, embrione o feto, è vita umana; la donna, nella nostra società civile, dev’essere aiutata con ogni sforzo, a vari livelli (salute, problemi economici, difficoltà psichiche, esistenziali, morali eccetera).
La parola “diritto” può essere a senso unico? (8 Marzo, quante donne, soprattutto in Francia - ma non sarà anche tra noi, in Italia? - la scandiranno in cortei, in manifestazioni varie, visto che la Costituzione francese reciterà: "La legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà della donna, che le è garantita, di ricorrere all'interruzione volontaria della gravidanza").
Chi garantisce la libertà del più debole, del più indifeso, del più innocente, del più bisognoso di aiuto che nessuna “Costituzione” espressamente garantisce? Un medico (se lo fossi anch’io oggi) di fronte ad un diritto costituzionale come si troverà, se buon cittadino? Ho controllato il numero dei morti nel mondo per malattie, poi il numero dei morti-abortititi (per evitare polemiche non dico "uccisi", ma la verità è garantita fuori da ogni polemica?). E mi domando: quanti ne sono a conoscenza?