Alla scuola del Siracide

28/10/2020 - Gianni Mereghetti

L’Arcivescovo mons. Mario Delpini ci sfida a ritrovare alla scuola del Siracide le domande del senso del vivere, l’interpretazione delle dimensioni affettive delle persone, l'elaborazione di stili promettenti del vivere . L'arcivescovo ci dice che questo percorso è contro­ corrente rispetto alla concezione dominante che vede nell'accumulo delle conoscenze il modo con cui si deve esercitare l'intelligenza. Sì è proprio vero ma come aggiunge l'arcivescovo il momento in cui stiamo vivendo nella sua drammaticità e incertezza ha mostrato il limite della nostra tecnologia e riproposto le domande vere del cuore, che non negano l'importanza della tecnologia, ma urgono a trovare il punto di consistenza, il suo perché, Julian Carron nel Brillìo degli occhi sottolinea questo aspetto: "Ciò che è accaduto ha ridestato - con il concorso della nostra libertà- la nostra attenzione, rimettendo in moto la nostra ragione, liberando le domande di senso che ne esprimono la natura. Sto parlando di quell'urgenza di significato che ci costituisce e che l'impatto accettato con la realtà nuda e cruda ha riportato a galla in modo imponente. E’ in questo senso che abbiamo parlato di un «risveglio dell'umano». La sapienza inizia da una domanda vera, dal riconoscere le domande sul senso del vivere che la realtà ci provoca e che urgono oggi quanto mai.

Su La Repubblica scrive Stefania Auci a proposito dell'inizio della scuola che questa domanda di senso pone in modo molto forte e con grande intensità: "Si ribatte nell'unico modo possibile: "Voglio fare scuola con i miei ragazzi in classe". Una frase che è preghiera , desiderio e anche grido di dolore. Non chiedete a noi insegnanti quelle certezze che nessuno vi può dare: come tutti, oscilliamo tra la paura, l'incertezza e la voglia di normalità Ma sappiamo che s'insegna con il corpo, i gesti, gli sguardi e le parole. E allora, al di là di tutto, oggi mi tengo stretti i versi di Guido Guinizelli che Ettore, un collega di Italiano, si è messo a declamare in sala professori: “Adonqua per certanza I non si poria compire I senza lo sofferire I alcuna incomincianza”. Parole antiche e belle .Non vedo l'ora di parlarne con i miei alunni." Si inizia sempre da una preghiera, il dramma di ogni ricominciare sta nello scoprine il senso