IL NATALE DI UNA VOLTA

23/12/2022 - Ottavio Cislaghi

Negli anni in cui ero un ragazzino, si parla degli anni 50-60, c’erano tanti bambini che aspettavano il Santo Natale con la speranza di trovare al mattino qualche regalino sul comò. La mia famiglia era composta dai genitori e otto figli, io ero l’ultimo, e i regali erano un mandarino, qualche caramella, qualche arachide, e come giocattolo c’era la pistola in cui si inserivano le pallottole di carta, che dopo qualche settimana spariva per venire riciclata ancora per un paio di anni. Un anno è arrivata una mucca giocattolo col carro dietro per trainare (tra l’altro erano usati), purtroppo io continuavo a mungerla e ha perso le mammelle! Un anno è arrivato un biliardino, i giocattoli che si poteva ricevere erano quelli, malgrado tutto eravamo contenti, mentre adesso non si sa cosa regalare perché i bambini hanno tutto e non sono contenti. Noi iniziavamo 40 giorni prima a contare i giorni che mancavano a Natale, si faceva la novena nella chiesa di Castellazzo per i bambini e ogni giorno la Virginia ci metteva sul foglietto una stellina, al termine chi ne aveva di più riceveva un premio. C’era poi l’impegno di fare il presepe con l’edera, il muschio e le radici di legno per fare le montagne, e la capanna per Gesù Bambino. Questa era la canzoncina di Natale: Piva piva l’oli d’uliva, l’è ‘l Bambin che ‘l porta i belé, ma la mama che la spenda i dané, i a spenda in dal Carlin e poeu la dis che l’è al Bambin. “Piva piva l’olio d’oliva, è il Bambino che porta i doni, ma è invece la mamma che spende i soldi, e li spende dal Carlino (il titolare del negozio), e poi dice che a portarli è Gesù Bambino.