4/11 SENZA POLEMICHE!

04/11/2022 - Gianni Mereghetti

Carissimo direttore, spero che con il 4 novembre non si ripetano le polemiche di questo periodo con la inevitabile conseguenza di stravolgere i fatti. Forse è meglio che i politici stiano zitti e la gente possa guardare al significato di questa data che una volta era un giorno festivo e oggi non lo è più. Io mi fido totalmente della gente e so che sa riconoscere come stanno le cose. Il 4 novembre è un giorno in cui si fa memoria di un conflitto che fu, come lo definì Benedetto XV, una inutile strage. Una inutile strage come quelle che vi sono in atto oggi! Forse fermarsi un attimo e fare memoria di quella guerra assurda è utile per pregare per la fine di tutte le guerre. Altra cosa, rispetto a quello che è stato dal punto di vista soggettivo, è ricordare tutti coloro che sono morti e che lo hanno fatto in condizioni disumane. Questo è dignitoso, ricordare chi ha dato la vita per l'Italia, per il popolo italiano, non per chi lo governava e ha voluto una guerra che poteva non combattere. Ma noi ricordiamo tutti coloro che sono morti, proprio tutti perché sono tutti uomini che amavano la vita e che sono morti: loro sono eroi non è eroica la condizione in cui sono stati messi. Per capirlo suggerisco di vedere un film che Netflix ripropone e che è tratto da un grande romanzo, “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Erich Remarque. Vi è una scena del film che è altamente drammatica e che dice molto a proposito di ogni guerra. Il protagonista Paul Baumer ferisce a morte un soldato francese e deve stare con lui tutta una notte in una buca sotto il tiro delle granate. Paul Baumer mentre vede il soldato francese morire ha questi pensieri: "Non volevo ucciderti. Ma-ma sei saltato dentro così... tu che avresti fatto? È che... che non t'avevo mai visto prima, come adesso, faccia a faccia. Ho visto solo il tuo fucile, la tua baionetta, le granate. Se gettassimo tutto via potremmo essere fratelli. Ma loro non vogliono farcelo sapere. È così, no? Non vogliono farcelo sapere. Noi abbiamo una madre, un padre, la stessa paura della morte. La stessa... Lo stesso dolore. Lo stesso... E tutto il resto. Tutto quanto. Perdonami, camerata. Scriverò alla tua famiglia! Sì! Sì! Te lo prometto!” (Paul Bäumer a Gerard Duval, il soldato francese che ha pugnalato). Ricordiamole certe date, per poter cogliere quale è il vero compito che ci aspetta, quello di costruire la fratellanza universale di cui parla spesso Papa Francesco.