un grazie agli "angeli" del reparto di Riabilitazione dell’ospedale “Cantù”

18/05/2022 - Rosalba Grottoli

Gentile direttore, la prego di ospitare questa mia breve lettera con la quale desidero esprimere soddisfazione per il mio percorso di guarigione e soprattutto profonda gratitudine per il nostro ospedale di Abbiategrasso, “Costantino Cantù”, che sento sempre denigrare come un luogo dimenticato e privato di tutti i più importanti servizi, ma che invece è una struttura ancora capace di offrire prestazioni di altissimo livello e in aggiunta un luogo nel quale il personale ci mette il cuore e tratta i pazienti con grande umanità e disponibilità, facendoli sentire per quanto possibile non assolutamente dei “numeri” ma delle persone accolte in modo da farle sentire a casa loro, almeno dal punto di vista curativo ed affettivo.
In breve la mia storia, per certi versi terribile e da non augurare a nessuno, è questa: ai primi di ottobre, quasi all’improvviso, ho iniziato a star male, ma così male da non reggermi più in piedi e da non poter nemmeno espletare le più elementari funzioni fisiologiche. Logicamente sono dovuta ricorrere ai medici, che però nei primissimi giorni non riuscivano a capire quale fosse l’origine dei miei disturbi invalidanti. Dopo qualche giorno, invece, al pronto soccorso dell’ospedale Fornaroli di Magenta, ecco che un bravissimo medico mi ha diagnosticato un ascesso spinale… con la necessità di procedere all’intervento chirurgico.
L’intervento, che era ad alto rischio, è stato effettuato ottimamente e con pieno successo all’ospedale di Legnano. Ma è quanto accaduto dopo le dimissioni da lì che mi ha davvero riempito il cuore di orgoglio e di gratitudine. Perché ho scoperto che cosa sia il reparto di Riabilitazione dell’ospedale “Cantù”, che nemmeno sapevo esistesse. In questo reparto, da tutto il personale a cominciare dalla bravissima primario medico, dottoressa Zucchi, agli altri medici suoi collaboratori, al personale infermieristico, alle operatrici e e agli operatori sociosanitari, tutti, tutti, tutti sono stati per ben quattro mesi come la mia famiglia, trattandomi con un’attenzione, un rispetto, perfino un affetto che ha davvero trasformato la lunga degenza in un tempo della mia vita che non potrò mai più dimenticare. Certo, forse anche perché ce l’ho fatta a rimettermi in piedi, benché abbia bisogno di essere accompagnata e mi muova con le stampelle, per il momento. E forse, soprattutto, perché al termine di questo lungo periodo, lo scorso 12 aprile, è nata la mia nipotina, cosa che mi ha dato una spinta fortissima, una grande energia e voglia di farcela e di guarire, tanto che ho potuto essere dimessa con due mesi di anticipo rispetto alle previsioni iniziali. E da allora non smetto di ricevere messaggi e saluti da alcuni di quegli “angeli” che mi hanno accudito durante tutto questo periodo trascorso all’ospedale “Cantù” di Abbiategrasso. Che si sappia, dunque: abbiamo una struttura preziosa della quale andare orgogliosi, grazie alle persone che vi lavorano, e da difendere e far crescere, anche per rispetto a loro e per il bene della nostra gente.