ABBIATEGRASSO CITTÀ ANSEATICA: MANIFESTO PER UNA CITTÀ (ED UNA PROVINCIA) COSMOPOLITA

22/04/2022 - Fabio Baroni

Al termine della lettera aperta all'Abbiategrasso del 2042 si è parlato del processo di osmosi che dovrebbe esserci tra la città principale, nel nostro caso Milano, e quel cosmo di città medie e piccole che le ruotano attorno, meglio noto come hinterland.
In un periodo come questo, dove il rapporto non è poi così bilanciato per motivi oggettivi (uno su tutti, la disponibilità di posti di lavoro) e soggettivi (mancanza di politiche lungimiranti per uscire dall'angolo), ecco che la soluzione si può ritrovare tra le pieghe della storia e tra le fessure del presente: fare della città di Abbiategrasso una città anseatica e con essa tutte le città che ci stanno vicine ed unite dai Navigli come filo conduttore. Perché proprio anseatica, un termine così poco utilizzato e prevalentemente in ambito germanico? Perché è l'aggettivo che calza meglio con l'idea che sta alla base di questo manifesto: ridare alla nostra città, saldamente ancorata nella provincia, uno slancio propulsivo e propositivo, ponendoci come apripista per un nuovo modello di "provincia" che non abbia più come solo orizzonte il circondario o la grande metropoli, ma bensì l'Europa ed il mondo.
Prima, però, occorre fare un passo indietro di qualche secolo: cos'è una città anseatica? Per farla breve la cosiddetta Hansa Teutonica fu un'alleanza stipulata tra città con un fine prettamente commerciale che si sviluppò soprattutto nell'attuale Germania, ma coinvolse tra le altre anche città scandinave, olandesi e belghe. I cosiddetti "fondachi anseatici" (specie di sedi distaccate della Hansa con funzioni di magazzino) arrivarono anche in Italia, nelle città di Livorno, Messina e Napoli. Per non dilungarci troppo occorre aggiungere che questo fenomeno importantissimo durò dal XII secolo sino allo scioglimento nel 1862, anche se già dal '500 quest'unione cominciò a scricchiolare avviandosi verso un lento e lungo declino.
Fatta quest'opportuna premessa, occorre estrarre da questa esperienza ciò che serve alle realtà del nostro tempo: cercare di rendere la nostra città (le nostre città) appetibili per il turismo, l'economia, valorizzando il nostro territorio e la cultura. La strada da tracciare, quindi, è la stessa di quei mercanti del XII secolo rivisitata secondo i nostri parametri di mondo altamente globalizzato ed interconnesso: stringere gemellaggi con altre città europee, in primis, e nel mondo.
Come città di Abbiategrasso abbiamo già un gemellaggio più che consolidato con la città tedesca di Ellwangen, un gemellaggio istituzionale e linguistico (con i frequenti gemellaggi scolastici). Ebbene, perché non muoversi per espandere questo sodalizio a città portoghesi, olandesi o inglesi? Perché non con una città americana o una giapponese? Sarebbe un modo importante per creare interconnessioni, opportunità economiche (creando quindi degli "erasmus lavorativi" soprattutto tra aziende degli stessi settori o di settori affini), creare opportunità di conoscenza e di crescita.
E' possibile pensare che il Comune possa rendersi disponibile per concedere nuovi spazi ad imprenditori e giovani startupper delle città gemellate e questo possa accadere a parti invertite, con politiche mirate all'incentivo reciproco e anche al mutuo soccorso in caso di necessità. Stringere relazioni con altre città aiuterebbe noi ad essere più consapevoli delle nostre potenzialità e convinzioni, ma allo stesso tempo ci aprirebbe gli occhi su orizzonti che al momento non riusciamo a cogliere, perché siamo chiusi nel difendere il nostro status quo sul ciglio del futuro, non animati dallo spirito di Odisseo per spiccare il volo e tentare la ricerca di nuovi porti.
Alla base di questo manifesto è, ovviamente, la consapevolezza di ciò che il nostro territorio ha da offrire e da raccontare ai viaggiatori di questo infinito mare che è la globalizzazione, cercando di comprendere come servano ai nostri bacini stanchi di idee stagnanti nuova linfa, nuove correnti e nuovi sogni.
La domanda finale a questo breve testo è giustamente: Come fare? Basterebbe che il sindaco della città, in accordo con il consiglio comunale e anche su suggerimento delle realtà produttive locali, mandi al maggior numero possibile di consolati una lettera in cui si dichiari la disponibilità ad aprire canali di dialogo con una città di quel paese, spiegandone le ragioni come fatto poc'anzi, e rimanga in attesa di una risposta che sicuramente non tarderà ad arrivare.
Questa è l'Abbiategrasso che verrà e questa sarà la provincia che in molti vorranno. Cosmopolita e coraggiosa.