PRETE PEDOFILO, CATTOLICESIMO E CRISTIANESIMO

25/02/2022 - Roberto Bellia

Gentile direttore, don Jean «Gianni» Bekiaris, 60 anni, a tutt'oggi sacerdote nella diocesi di Frosinone, per 16 anni ha abusato di una vittima che all'inizio dell'ignobile vicenda aveva solo otto anni: non era ancora un'adolescente, era ancora una bimba. A seguito di un processo in cui è risultato inequivocabilmente colpevole, la Congregazione per la Dottrina della fede lo ha condannato "ad vitam" a un ministero lontano dai minori: comunque può dire messa. Se per il Vaticano uno sporco pedofilo può celebrare l'eucaristia mentre, se fosse viva, madre Teresa di Calcutta non ne sarebbe degna, e se il Vaticano, come la fede cattolica sostiene, è testimonianza dell'unico indiscutibile modo di essere cristiani cattolici, ebbene, io non posso dirmi cattolico. Una cosa per me è certa: cattolicesimo e cristianesimo non sono sinonimi; pur sempre pronto a perdonare, dalle prostitute ai ricchi egoisti, Cristo ai pedofili attaccava al collo una macina da mulino che li facesse annegare, ma per il cattolicesimo questa sembra essere una parabola su cui si può sorvolare. Secondo il mio modo di essere cristiano no.


Gentile lettore, le sue frequenti esternazioni in tema di religiosi e di Chiesa cattolica denotano quasi sempre, se lo lasci dire, la sua tendenza a prendere spunto da una specifica vicenda, ovvero da un particolare, per estendere da lì il suo giudizio a tutto un mondo che lei sembra voler ridurre complessivamente alle azioni senza dubbio nefaste compiute da qualche suo membro. Per fare ciò, manipola perfino, con l'aggravante dell'approssimazione, la Parola di Dio, trasformando l'invettiva di Gesù verso quanti scandalizzano i bambini (Matteo, 18) in un'azione vendicativa (che ovviamente non esiste!) compiuta da Lui in persona. Anche no, grazie.