Fazzini, la vita e il mistero

09/07/2021 - Gianni Mereghetti

Caro direttore, vorrei segnalarle e proporre per la pubblicazione anche sul suo giornale il bellissimo e significativo articolo di Lorenzo Fazzini dello scorso 2 luglio, che evidenzia la questione seria di oggi, ovvero la diffusione della superficialità che porta ad un nichilismo dolce in cui nulla viene più preso sul serio. Il che non vuol dire essere seriosi o con le ciglia aggrottate, ma mantenere alta la tensione a cercare la felicità. Qui il cuore dell’uomo sussulta in un movimento ininterrotto per essere felice. Questo apre al mistero, la felicità la genera la presenza del mistero che irrompe nella vita. Fazzini ci porta a considerare il mistero in modo diverso da come ne parla la mentalità dominante: mistero non è ciò che non so e a cui non riuscirò mai ad arrivare, mistero è la presenza del divino dentro il groviglio umano. La presenza del mistero affascina e fa abbracciare tutto, svelando in ogni cosa una luce che la rende piena di senso. “La vita e il mistero” è infatti il titolo di questo articolo di Fazzini che qui vorrei riproporre testualmente ai lettori della Libertà. «L'ex superiore generale dei gesuiti, lo spagnolo Adolfo Nicholás - spiega l’autore nel suo articolo - deceduto lo scorso anno a Tokyo dove aveva deciso di abitare dopo aver lasciato la carica di "Papa nero", ha più volte messo in evidenza che la fede cristiana oggi è minacciata non tanto dalla sua negazione intellettuale quanto dalla «globalizzazione della superficialità», quel sentimento per cui non si prende niente sul serio e si annulla così lo spazio del mistero. Un autore che restituisce senso a questa ultima parola è Wendell Berry, narratore americano del Kentucky, cantore della provincia agricola statunitense. In un suo romanzo, La memoria di Old Jack (Lindau), descrive così il rapporto tra Hannah, una giovane donna, e il vecchio Jack, capostipite di famiglia: «È commossa, felice di trovarsi in presenza di quest'uomo la cui saggezza finale è degna di una donna, di un uomo consapevole che tutta la fatica umana si tramuta in mistero, fedele sino l'ultimo alla vita dei propri campi, fino alla fine del mondo che conosce». «La fatica umana si tramuta in mistero»: la teologia cattolica ha sempre spiegato che "mistero" non è un passe- partout per risolvere un enigma che non si è capaci di affrontare, bensì il risvolto luminoso della realtà che non riusciamo a comprendere. Siamo chiamati a questo mistero.