Quell´Italia nata dalle macerie

15/03/2021 - Giuseppe Rischio

Egregio Direttore, bisogna stare tutti a casa ma una casa oggi l’abbiamo…Siamo senza lavoro mentre le fabbriche sono chiuse, ma ci sono. Ho l’età per ricordare l’estate del ’45, quando pochi avevano la casa e le città erano piene di macerie, fabbriche distrutte, trasporti e comunicazioni scarsi e lenti…la moneta era una fantasia tra le AM-lire e le lire del Regno. Non tutti i soldati italiani erano tornati dalla prigionia (Russia e Germania) altri addirittura dall’India, dal Sudan e dagli U.S.A., ex prigionieri pieni di iniziativa. Restaurare la Patria contava più della politica. Macerie dappertutto e comunisti che volevano consegnarci all’URSS del compagno “baffone” Stalin. Con menzogne oggi allucinanti. Nelle fabbriche, a malapena coperte e con macchinari obsoleti, hanno ricominciato a lavorare (tanti erano disoccupati), in casa, nelle stalle, nei sottoscala, nei cortili, col poco che avevano ma molta era la voglia di lavorare, altro che divano e reddito di cittadinanza! Hanno lavorato sodo e rifatto l’Italia, tanto forte da ottenere il premio Oscar per la Lira, quale moneta più solida. Quella fu una resurrezione che tutto il mondo guardò con meraviglia ed ammirazione.

Perciò non piangiamoci addosso ora che abbiamo già tutto pronto per ricominciare, basta volerlo e trovare chi ci sappia guidare agli inizi (non pretendiamo De Gasperi-Einaudi). Poi gli italiani, come sempre faranno da soli.

Caro Direttore, viviamo anestetizzati non sappiamo più soffrire…