Carissimo direttore,
il 10 novembre 1136, provenienti da Coronate, dove erano arrivati il 10 ottobre 1134, dodici monaci insieme all'abate Gualchezio si insediarono in località Campo di Fulcherio, l'attuale Morimondo.
Erano monaci cistercensi, provenivano da Morimond, in Francia, e iniziarono a costruire quell'opera meravigliosa che è l'Abbazia di Morimondo ben sapendo che loro mettevano i loro mattoni per costruire qualcosa di cui non avrebbero visto la fine.
Questo fatto colpisce: sapere che a costruire quest'opera che noi ammiriamo oggi con grande stupore vi erano uomini semplici e umili, i quali non realizzavano un'opera loro, ma edificavano l'opera di un Altro, che dava gloria ad un Altro.
La ricorrenza di quell'inizio mi riempie di meraviglia e di gratitudine per quegli uomini che iniziarono con una grande povertà nel cuore, poiché essi davano tutto affinché in quel luogo risplendesse la luce di Dio.
Quegli uomini sono il contrario di tutti noi moderni, che facciamo le cose e vogliamo vederne la riuscita. Quei monaci sono testimoni di un'altra concezione di vita, per loro ciò che vale non è ciò che fanno, ma solo che Gesù sia presente dentro il mondo. E di questo è segno questa meravigliosa abbazia: ogni parte della sua immensa costruzione è segno della presenza di un Altro, chi ha tracciato e tenuto insieme parti del tutto diverse è un Altro, che ha operato attraverso i tanti monaci che sono passati e hanno abitato questo luogo.
A Morimondo tutto è bello perchè fatto da un Altro a cui ogni arco, ogni mattone, ogni curvatura, ogni capitello, ogni scritta rende gloria.
A Morimondo non vi è una bellezza fine a se stessa, non vi è un'armonia fine a se stessa, perché bellezza e armonia sono semplicemente segno della Bellezza e dell'Armonia che stanno negli occhi di Dio. Per questo è bello immaginarsi di guardare i luoghi che fanno l'abbazia con gli occhi di questi monaci, vedendo ciò che vedevano loro, guardando come guardavano loro... e ognuno di noi può mettersi dal punto di vista di quello sguardo che unisce il vedere al costruire nel movimento di un disegno che è tenuto nelle mani di Dio e da Lui è intessuto, quel Dio al quale quei monaci dedicatrono tutta la loro vita.
È bello tornare oggi a quelle origini facendo nostri gli sguardi dei monaci che edificarono questo gioiello dell'arte e della fede, girare per gli spazi di questa abbazia unica e tanto originale è fare un lavoro per appropriarci di quello sguardo originale, oggi.
LO SGUARDO ORIGINALE
11/11/2025 - Gianni Mereghetti



