Gentile direttore,
la memoria collettiva è molto più di un semplice ricordo di un evento passato:
è un elemento vivo, che continua a plasmare la vita quotidiana e la lotta dei popoli.
Ricordare significa dare voce a chi non può più parlare e non permettere che la verità venga sepolta.
Il 7 ottobre non è stato l’inizio dei massacri contro il popolo palestinese.
I massacri durano da più di mezzo secolo: Deir Yassin, Lydda, Ramla , Tantura e tanti altri villaggi rasi al suolo, distrutti e sepolti in fosse comuni.
Questi nomi sono ferite ancora aperte nella coscienza del mondo.
Il 7 ottobre è stata la scintilla che ha fatto aprire gli occhi a tutti, mostrando che in Palestina non si tratta di una guerra nel senso tradizionale.
Non voglio sottovalutare la guerra, ma nessuno ha il potere di togliere la vita a un essere vivente.
Perché quella di Gaza non è una guerra, è un genocidio, una pulizia etnica.
La guerra si combatte su due fronti, ma a Gaza c’è un solo fronte: quello dei sionisti, che vogliono ripulire la terra dal suo popolo.
A loro non importa nulla di anziani, donne o bambini: bombardano con armi vietate, come il fosforo bianco, il cui utilizzo è considerato un crimine di guerra.
Affamano il popolo e non permettono il passaggio degli aiuti umanitari.
Migliaia di camion restano fermi al valico di Rafah.
E, come ultimo tentativo di sbloccare l’assedio, era partita una missione umanitaria chiamata Flottilla, ma non l’hanno fatta passare.
Hanno contaminato l’acqua, avvelenato l’aria per diffondere malattie ed epidemie.
Tutto ciò che sta accadendo è parte di un piano dei sionisti, il Piano Dalet considerato da loro un piano “sacro”, che rappresenta l’espulsione del popolo palestinese dalla sua terra.
Noi siamo il popolo.
Noi siamo il sì e il no.
Noi siamo il governo, non loro.
Loro sono lì solo per portare la parola del popolo, non per avere paura di perdere la poltrona o perché “mamma America” ci ordina. Noi siamo il sistema.
Bianco, nero, biondo, castano, non c’è differenza: siamo tutti esseri umani.
La penna della storia non avrà pietà di nessuno.
Scriverà i nomi di chi ha avuto il coraggio di dire no al genocidio
e lascerà sprofondare nell’oblio della storia chi ha scelto di restare zitto,
chi, con il proprio silenzio, ha contribuito al genocidio.
La vita è sacra.
È sacra in ogni forma, in ogni volto, in ogni respiro.
La speranza della pace non nasce dall’oblio o dal silenzio,
ma dalla verità, dalla giustizia e dal rispetto della dignità umana.
Solo riconoscendo il dolore si può aprire la strada alla riconciliazione,
solo difendendo la vita si può costruire la pace.
La pace non è assenza di guerra: è presenza di umanità.
E finché ci sarà chi alza la voce per la vita,
la memoria non morirà.
7 OTTOBRE. LA MEMORIA NON SI CANCELLA
08/10/2025 - Salama Ali



