Egregio direttore, ci possono essere occasioni utili da valorizzare per riflettere sulla nostra esistenza: viceversa la distrazione, che talora ci rende prigionieri, ci allontana da esse.
Un filosofo greco antico scrisse: “Kalepà ta kalà”, che significa “difficili sono le cose belle...”.
Mi riferisco al giubileo dei giovani («Aspirate a cose grandi. Contagiate tutti con la testimonianza di fede!»). Vi ho colto una noticina semplice semplice, ma che mi ha fatto riflettere con grande gioia nel cuore, essendomi trovato in sintonia. Durante il discorso iniziale a Tor Vergata, periferia di Roma, papa Leone chiede preghiere per Maria e per Pascale, due ragazze, la prima di origine spagnola e la seconda egiziana, venute a mancare («preghiamo anche per i loro famigliari», ha aggiunto il Papa).
Nel nostro mondo spesso domina l’anonimato, pensiamo ai raduni di migliaia e migliaia di persone, dagli stadi ai grandi concerti in piazza. In questo raduno di centinaia di migliaia... due nomi, due persone nella loro “singolarità”( il "singolo", det enkelte, come insegnava il filosofo danese Kierkegaard sempre da studiare, e non solo nei licei): ecco dunque la profonda sensibilità di un grande ed umile pontefice, che è la sottolineatura del valore della fede; 1) già tra noi: il “tu a tu”; 2) dopo la morte l’incontro “tu a Tu” con il “nostro Padre che è nei cieli”.
Si compie il desiderio profondo dell’uomo biblico (recita il Salmo 26: “Di te ha detto il mio cuore: il tuo volto, Signore, io cerco, cui farà seguito l’insegnamento di San Paolo nella prima lettera ai Corinti, al capitolo 13 (”lo vedremo faccia a faccia”).
Pronunciare il nome, nella Bibbia, significa indicare la grandezza (la missione, il destino) di una persona; ora lo si fa accompagnandola con la preghiera; è la gioia del Bene Eterno.
Lo so che è solo una metafora, ma importante nel suo significato: affiora alla mia mente papa Francesco quando a quel giovane che viveva nella difficile e problematica situazione che conosciamo e che fa tanto discutere, diceva. «Dio ti ama per quello che sei».
Avviandomi alla fine di questa mia noticina, ricordo che papa Leone aveva subito “nominato”, ed invitato alla preghiera, assieme a quelle due ragazze, anche preghiamo per «un ragazzo spagnolo, Ignazio Goncalves, che è stato ricoverato all'ospedale Bambino Gesù», con esplicita esortazione ad unirsi nella preghiera, appunto. E preoccuparsi (accompagnandolo con la preghiera) della salute di un sofferente assistito nella casa di cura, non è forse è un nuovo gesto in tutto simile a quello del “buon samaritano” del vangelo?.
Tantissimi giovani là presenti ascoltavano, noi forse lo seguivamo da casa nostra, e lo facevo anc’hio: ma quanti giovani dei Paesi in guerra avranno potuto, nella loro terra, sotto le macerie, farlo pur desiderandolo?
Abbiamo tra noi un grande Papa, umile, che ci insegna grandi cose ....“belle e difficili “nella loro genuinità.
IL PAPA CHE CHIAMA PER NOME
11/08/2025 - Umberto Masperi