IL DONO DI LUCIA

22/07/2025 - Gianni Mereghetti

Carissimo Marco,
un momento triste mi ha fatto capire di più alcune cose, come segno del fatto che tutto è una possibilità di comprendere qualcosa della vita.
Il momento triste è stato il funerale di Lucia che è diventato commovente perchè riempito da quello che lei è, più che dal nostro dolore, a dimostrazione che l'amore è più forte della morte.
Mi ha molto colpito che sia emersa con grande evidenza quello che Lucia è, una persona semplice con il sorriso stampato sul volto che indica la sua statura umana, quella di una donna che affronta tutto con il carico di una positività di cui è pieno il suo cuore. E la presenza dei ragazzi e delle ragazze dell'Anffas è stata la testimonianza di questo, per ricordare a tutti quanto sia bello vivere dando se stessi agli altri. Lucia, lasciandoci, ci ha consegnato un testimone: quello di vivere non ripiegati su noi stessi, ma aperti ad ogni altro, tesi a portare i suoi pesi in modo del tutto gratuito e senza limiti, proprio come ha fatto questa donna meravigliosa che ha distribuito dovunque l'amore che aveva dentro di sè.
Un'altra cosa mi ha colpito in questo funerale del tutto strano, ed è stato come l'ha celebrato don Vito Genua: la sua semplicità nel dare le ragioni dei singoli gesti, la sua omelia in cui ha fatto vedere la strada di speranza su cui Lucia è già, e la sua capacità di ricordare una cosa che vale per tutti, ovvero che all'incontro con Gesù ci si deve preparare, nonché la sua attenzione alle persone, con una parola per ognuno: tutto questo ha fatto diventare quella Messa funebre un incontro, e questo è proseguito oltre la stessa cerimonia. Così, in quel momento triste, è risultato evidente che la vita è un incontro ed è bello che accada così, che uno come don Vito celebri una Messa funebre facendola diventare un incontro che allarga il cuore.
Nella ircostanza, mi è anche venuto alla mente, con tristezza, che don Vito fra poco se ne andrà da Abbiategrasso; la sua presenza tra noi è stata breve, ma incisiva, per questo sguardo che egli ha avuto per attimi di verità come questo del nostro ultimo saluto a Lucia.
Di questo sono grato, di aver conosciuto un uomo che vede nella Chiesa la presenza di Gesù.
Questo è ciò che rimane, Gesù che costruisce anche dentro un distacco, e questa certezza la si percepisce dentro gli sguardi e gli abbracci. Una Chiesa così è affascinante, perchè la Chiesa è proprio Gesù che ci guarda e ci abbraccia in modo fisico e carnale.
Grazie anche alle persone del coro che con i loro canti hanno reso intenso e profondo il gesto, portando con le loro voci armoniose il nostro gridare scomposto; grazie a loro, perché nella bellezza del canto si sente un popolo vivo.