Carissimo direttore,
ciò che mi ha subito colpito della mostra delle opere di una vita di Maurizio Valente è che in quei meravigliosi dipinti vi è lui, parla lui, ti arriva diritto al cuore la sfida ad essere.
Guardando il suo percorso così ben tratteggiato mi sono venuti in mente tanti pensieri e tante sono le emozioni che ho provato cercando la direzione del suo sguardo in mezzo ai colori che ha impastato per trovare la realtà.
Così mi colpiscono molto le ultime produzioni di Maurizio, è come se lo vedessi teso a scoprire qualcosa di nuovo del reale e questo è ciò che ho sempre apprezzato di questo grande uomo, la sua curiosità sempre viva, sempre incalzante come se lui fosse certo che quello a cui si era arrivati non era tutto, vi era qualcosa di più da cercare. Quella sua ricerca mi ha dato le vertigini, ma quanto era vera!
Questo ho imparato da Maurizio e ho tanto da imparare ancora. L'altra cosa che ho imparato da lui è quanto amava la libertà dei ragazzi, quanto la voleva, tanto da mettersi in disparte perché ogni ragazzo uscisse come è. Fu quella gita a Parigi nel 1989, prima gita all'estero dell'allora liceo Pascal che mi fecero incontrare un modo di essere insegnante che mi affascinò tanto e a cui non sono riuscito ad arrivare come lui è arrivato. Per lui insegnare non era trasmettere un sapere, ma far muovere la libertà del ragazzo o della ragazza così che uscissero le sue emozioni, i suoi sentimenti, le sue percezioni, le sue intuizioni. Lui credeva nella loro libertà, per lui era sacra ed una ricchezza meravigliosa.
Questa mostra è già eccezionale, ci consegna un uomo vero, c'è ancora tanto da scoprire, spero che Giulia ci offra questa possibilità. Ne abbiamo bisogno, la pittura di Maurizio è una potenza di vita, esplosiva per l'oggi.
