Carissimo direttore,
nel dramma della assurda violenza che ci ha strappato via Ahmed e per la quale alta vibra la condanna, è fiorito qualcosa di imprevisto che mi ha commosso: un gruppo di giovani egiziani ha voluto ricordare il loro amico ucciso con un gesto semplice, un minuto di silenzio. Ciò che si è generato da quell'assurda morte è un piccolo ma significativo segno di speranza, un'amicizia che ha voluto parlare alla città senza rivendicazioni o accuse, ma che in modo costruttivo ha chiesto un percorso per creare luoghi dove tutti vengano accolti. È stata una cosa grande, questo gruppo di giovani, che poi è stato rappresentato da un altro Ahmed, si è preso la responsabilità di giudicare la follia di un assassinio e di andare avanti opponendo a quell'orribile male una costruzione positiva, portare in ogni angolo della città un'amicizia in cui c'è posto per tutti.
Le autorità cittadine devono fare una cosa molto semplice: valorizzare e sostenere questo gruppo di giovani, sono loro la speranza della città e assieme a loro si può andare lontano, costruendo dovunque spazi di umanità.
Grazie a questi amici egiziani, che sono stati testimoni di uno sguardo positivo e costruttivo: tutti abbiamo da imparare da loro!
Ciao.
UNO SGUARDO POSITIVO
05/05/2025 - Gianni Mereghetti