Pregiatissimo direttore,
con piacere trasmetto un interessante racconto a beneficio dei lettori del suo giornale.
Un'insegnante chiese ai suoi scolari di classe prima di disegnare qualcosa per cui sentissero di ringraziare il Signore.
Pensò a quanto poco potessero essere grati questi bambini provenienti dai quartieri poveri, ma sapeva che quasi tutti avrebbero disegnato torte o tavole imbandite.
L'insegnate fu colta di sorpresa osservando il disegno consegnato da Tino; si trattava di una semplice mano disegnata in maniera infantile. Di chi poteva essere quella mano? La classe rimase affascinata dall'immagine imprecisata. «Secondo me è la mano di Dio che ci porta da mangiare!», disse un bambino. «Forse è quella di un contadino perché alleva i polli e coltiva le patate», disse un altro.
A quel punto l'insegnante si chinò sul banco di Tino e gli domandò di chi fosse quella mano. «È la tua mano, maestra!», mormorò il bambino. La maestra si commosse e si ricordò che tutti i giorni prendeva per mano Tino, che era il più piccolo, e lo accompagnava all'uscita della scuola. Talvolta lo faceva anche con altri bambini, ma per Tino quel gesto voleva dire molto.
La gratitudine non è solo la più grande delle virtù, ma è la madre di tutte le altre.
A questo proposito, Papa Francesco commentava: «La gratitudine, per un credente, è nel cuore stesso della fede; un cristiano che non sa ringraziare è uno che ha dimenticato la lingua di Dio». E consigliava tre parole che si devono dire sempre: «Permesso»; «Grazie!»; «Scusa…».
Grazie di cuore per l'ospitalità.
LA GRATITUDINE
05/05/2025 - Luigi Bertolini