LETTERA APERTA AL SINDACO SULLA TRAGEDIA DI VIA FUSÈ: «QUELL’ASSASSINIO LA CHIAMA IN CAUSA!»
L’avvocato Saul Leardi: «È arcinoto che il complesso di via Fusè sia punto di spaccio e fortino di delinquenza impunita ma le istituzioni nulla fanno. Ma ora il problema è grosso ed è fuggito dal recinto»
Una lettera durissima, adeguata ad un fatto gravissimo.
Il fatto di cronaca nera, purtroppo ormai stranoto, è l’uccisione per accoltellamento di un ragazzo classe 2003, 22 anni ancora da compiere, avvenuto sotto i porticati delle case Aler di via Fusé in seguito (sembrerebbe) ad una banale lite per futili motivi.
La lettera è, di conseguenza, quella che l’avvocato abbiatense Fabio Saul Leardi, titolare di uno studio legale a Vigevano, rivolge pubblicamente, attraverso il nostro portale, al sindaco di Abbiategrasso, Cesare Nai.
«Sindaco buongiorno, chissà se i pesi nella sua coscienza le consentiranno di trascorrere una serena Pasqua
- attacca subito in apertura l’avvocato autore della lettera - Nel corso dei suoi due mandati, oltre a tutto il resto di cui andrà certamente fiero, oggi ha anche l’assassinio di un ragazzo di 21 anni, avvenuto in un contesto che da tempo è noto esser arrivato ai massimi livelli di degrado umano e materiale. Da tempo lei e il suo staff più stretto siete a conoscenza della situazione ma ve ne occupate solo quando l’immondizia si vede dalla strada e allora diventa vergogna e onta per l’amministrazione. È fatto arcinoto a tutti che il complesso di via Fusè sia punto di spaccio e fortino di delinquenza impunita ma le istituzioni a tutti i livelli di responsabilità nulla fanno perché tanto il problema è circoscritto all’interno del recinto. Ora il problema è grosso e dal recinto è scappato: un ragazzino di 21 anni morto ammazzato come se nulla fosse e questo mi rattrista infinitamente. Non si chiami fuori da questo fatto cercando di pulirsi la coscienza con le classiche giustificazioni di comodo: il sindaco non può essere dappertutto, il sindaco non è superman, il sindaco non può educare al bene e allontanare dal male! Certo è vero, ma il sindaco deve conoscere il territorio, le criticità, individuarle, programmare interventi di recupero e attuarli. Sindaco lei è al secondo mandato e sinora delle quattro azioni non ne ho vista una attuata! Via Fusè è abbandonata a se stessa, come se non facesse parte del comune che lei “amministra”. Persone oneste assegnatarie di alloggi coabitano con abusivi e criminalità; verde pubblico da anni abbandonato, discarica di immondizia e di relitti di automobili (ne ho contati 62), illuminazione pubblica inesistente, forze dell’ordine mai presenti se non nell’emergenza. Ecco tutti questi ingredienti presenti nella sua dispensa, cucinati da lei con l’aiuto del suo staff le hanno permesso di gustare questo amaro dolce Pasquale: un ragazzo di 21 anni morto ammazzato per il gesto di criminali che si sono sentiti liberi e impuniti di agire nell’enclave di illegalità che tutte le istituzioni Abbiatensi (e ce le mettiamo dentro tutte caro signor Sindaco, Amministrazione, Polizia Locale e Carabinieri) tollerano da anni. Tollerano: sanno, accettano e non intervengono. Caro signor sindaco credo sia giunto il momento di fare un inglorioso “step down”. Capisco sia difficile ammettere il proprio fallimento e probabilmente neppure lo avrà colto, ma credo che i fatti (fatti e non pensieri) di recente accaduti nel comune di cui lei è il cosiddetto “primo cittadino” debbano imporle una profonda riflessione. Sulle cose prima vengono le persone e la loro sicurezza, poi tutto il resto. Questo morto ammazzato non è una morte qualunque, è una vita di un ragazzo di 21 anni ucciso da un tessuto di delinquenza ormai ramificato sul territorio e un evento di concause e una di queste è l’inattività delle istituzioni. Non si preoccupi non intendo candidarmi o dare supporto a coalizioni a lei avversarie, è solo il mio pensiero.
Buona Pasqua sindaco», è la conclusione vagamente sarcastica dell’autore della lettera che come si può vedere non risparmia nessuno.
20/04/2025 - Marco Aziani
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