"UNO SGUARDO VERSO EST"
09/08/2022


La lunga strada verso la libertà


Irina Slavina, giornalista russa, si è suicidata bruciandosi viva a Niznij Novgorod, il 2 Ottobre 2020. Aveva 47 anni, sposata con due figli. La storia di Irina non è conosciuta, vittima di un'epoca dove lo spazio per il dissenso viene ridotto al minimo. Professoressa di lingua e letteratura russa nella sua Città, successivamente divenne giornalista ed iniziò a lavorare per un quotidiano locale. Nel 2015 si è messa in proprio, creando la sua "agenzia di informazione indipendente" dal nome Koza Press. Irina fu devastata dall'uccisone di Boris Nemtsov, ex governatore della sua Città nel 2015 a Mosca. Lo conosceva bene. Irina fu una donna forte, determinata, non conosceva i compromessi, i suoi articoli parlavano di abusi, di corruzione, di privilegi inaccettabili. Presto divenne scomoda, venne controllata, multata. Le multe aumentavano in dismisura con un unico scopo, impedire e fermare il suo lavoro. Ella organizzò proteste, manifestazioni ed altro, il giornalismo era la sua missione. Il 1 Ottobre 2020 dodici agenti perquisirono la sua casa ed il suo ufficio ed il 2 Ottobre 2020 pubblicò il suo ultimo post dal titolo: "Siete responsabili per la mia morte". Si è bruciata viva su una panchina davanti al palazzo del Municipio. Irina è una vittima, se fosse ancora fra noi avrebbe protestato contro l'invasione dell'Ucraina, se fosse fra noi avrebbe chiamato "guerra" "l'intervento speciale" ma oggi sarebbe in carcere per le sue idee. Irina fu una donna ed una giornalista libera, non fu mai una propagandista.